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Messaggio alle aziende: cosa si impara dal caso #Groupalia? L’importanza dell’esperienza e del buonsenso nel proprio social media manager.

Oggi ne hanno parlato tutti: il penoso caso di Groupalia (e non solo: anche Brux Sport e Prenotable) che twitta e sciacalla sul #terremoto, terribile, che si è abbattutto sull’Italia centro-nord.

Non voglio aggiungere altro alla cronaca; se fate un giro su Facebook, Twitter e sui blog dei principali influencer di settore troverete schermate, screenshot, commenti che inchiodano in maniera indelebile il torto dei brand invischiati in questa storiaccia tristissima.

Al di là della case history e dei commenti (negativi) che si possono fare, a me preme sottolineare un aspetto. Prendo spunto dalla nota ufficiale di Groupalia Italia pubblicata sulla Facebook Fan Page del brand: “SCUSE UFFICIALI DI ANDREA GUALTIERI, COUNTRY MANAGER GROUPALIA, IN MERITO AL TWEET SUL TERREMOTO IN EMILIA ROMAGNA“. Mi colpisce un passaggio:

Si è trattato di un gesto irresponsabile dettato principalmente da superficialità e inesperienza.

Non sappiamo chi sia il social media manager di Groupalia. Non sappiamo nemmeno se ne abbiano uno. Ma suppongo di sì.

Quante volte dobbiamo ribadirlo che il social media management, inteso come sottoinsieme del community management, non è uno scherzetto? Sono pronto a scommettere che a Groupalia questo compito è affidato – magari, stai a vedere – allo stagista di turno. Oppure al profilo junior neolaureato che si è improvvisato social media manager. Profili giovani, smanettoni, che costano meno. Tanto che ci vuole a saper stare sui social network?

Invece ci vuol professionalità, e anche un po’ di esperienza. E se l’esperienza sul mondo dei social media non può andare tanto in là, al massimo qualche anno, l’esperienza nella gestione CRM, l’esperienza nel capire cosa significhi parlare ai clienti, l’esperienza di marketing e comunicazione… beh, queste esperienze sono databili, osservabili, quantificabili.

Prendete persone competenti, dotate di capacità, esperienza (per quanto possibile) e buonsenso!!!

Prendete persone come quelle di cui si parlava in un post di Tagliaerbe qualche settimana fa:

http://blog.tagliaerbe.com/2012/05/perche-investire-social-media-marketing.html
ripreso anche dal Blog di Paolo Ratto: http://paoloratto.blogspot.it/2012/05/cosa-sa-un-social-media-marketer.html

Rileggiamo tutti insieme questi 5 punti:

1. il social media marketer ha ottime capacità di scrittura, padroneggiando registri linguistici differenti e tutti in modo impeccabile, in questo modo potrà comunicare a target differenti e a tutti in modo efficace. È, a tutti gli effetti, un copywriter;

2. ha una cultura generale molto vasta sia umanistica che economica che gli permette di interfacciarsi con diversi tipi di interlocutori in modo adeguato, scegliendo toni e contenuti proficui per il successo della comunicazione;

3. ha una conoscenza del web approfondita, ne conosce i meccanismi, le dinamiche e l’estrema flessibilità, per questo è continuamente aggiornato sulle ultime novità e le strategie di engagement sui social network;

4. ha una buona conoscenza dei più comuni software informatici, ma anche una conoscenza discreta del linguaggio html;

5. ha un’ottima conoscenza del marketing tradizionale.

Aggiungerei un 6° punto:

6. ha la giusta sensibilità dettata dal proprio buonsenso, dalla propria intelligenza e dall’esperienza nelle dinamiche di comunicazione e marketing nell’era del web 2.0.

E l’esperienza non è dote in possesso dei neolaureati o degli stagisti. Questo è certo.

Lei, lui, Firenze

Recente scoperta: mi piacciono i Brunori Sas. Questa canzone parla – anche – di Firenze:

A cheval!

A cheval ovvero a cavallo: si dice così quando un uovo al tegamino viene aggiunto ad un hamburger cotto alla piastra! Eccone la prova:

Consiglio spassionato: provatelo!!! anche a casa…

Notting Hill e Portobello Market: istruzioni per l’uso.

Ammettiamo che siate dei moderati fan del film Notting Hill, che vi incuriosisca andare a gironzolare in questo quartiere londinese e sbirciare qualcheduna delle location del film. Ammettiamo anche che vogliate prendere due piccioni con una fava e vogliate andarci di SABATO mattina, quando la via di Portobello Road si popola di gente, bancarelle e tanto casino. Ammettiamolo, e partiamo!

*Come arrivarci*

Evvai con la Tube!

Soluzione numero 1: uscire alla stazione di Notting Hill Gate. Scelta ovvia, un po’ scontata. Sicuramente vi farete un viaggio in compagnia di tanta tanta gente. Attenzione: pare che il weekend la linea rossa central della metro sia chiusa da Marble Arch a Liverpool Street. Quindi occhio, sennò vi ritrovate a scambiare più linee per fare un giro-mela e scendere a Notting Hill Gate. Come è capitato a me! 😉

Allo stop di Notting Hill Gate, seguendo le indicazioni dell’uscita per il mercato, prendete la seconda strada a destra (Pembridge Road): già qui trovate negozini carini, tra cui il favoloso MimiFifi con balocchini e gadget di tutti i personaggi dei cartoni (da TinTin a Star Wars). Poi seconda strada a sinistra ed entrare nel magico mondo di Portobello Road Market.

Soluzione numero 2: prendere tutt’altre linee e uscire alla stazione di Ladbroke Grove. Potrebbe essere una scelta parecchio furba! Poi vi spiego il perché.

*Portobello Road Market: come funziona*

Nel primo tratto, tra Pembridge Road e Kensington Park Gardens, c’è poco o nulla: piacevole camminata tra casine con le porte colorate.

Secondo tratto, fino a Westbourne Park Road: ci si comincia a divertire! Si parte dalle bancarelle dei negozi di antiquariato che espongono all’esterno ciò che negli altri giorni della settimana hanno all’interno. Poi arrivano le bancarelle artigianali e di antiquariato, quelle vere e proprie. Nell’ultima parte spunta la roba da mangiare, frutta e verdura.

In questo tratto potete vedere un paio di location del film! Riconoscerete sicuramente il negozio dal nome “Notting Hill” con la vetrina che nel film è stata usata per la libreria di viaggi dove lavora Hugh Grant. Poco prima, lungo la strada, c’è lo slargo in cui si scontrano Hugh Grant e Julia Roberts, quando lui le versa il caffè addosso.

Procediamo con il mercato.

Arrivando all’incrocio con Westbourne Park Road trovate un’altra location-cimelio: la porta della casa del personaggio di Hugh Grant. E’ al 280 di Westbourne Park Road, facilissima da trovare. Forse rimarrete leggermente delusi, è una casa come tante altre, con un portoncino blu. Chissà che mi aspettavo…

Dall’incrocio con Westbourne Park Road alla ferrovia iniziamo a trovare le prima bancarelle di vintage vero e proprio, di artigianato… insomma, zone dove si possono fare davvero degli affarucci niente male, a costo di spulciare un po’.

In particolare, dal sottopassaggio della ferrovia in poi inizia una specie di sotto-mercato, denominato Portobello Green, dove espongono tanto tanto vintage, produzioni artigianali, svuotacantine etc. L’ultimo pezzo, fino ad arrivare a Chesterton Road, è il regno assoluto degli svuotacantine. Dopodiché, THE END. Il mercato è definitivamente concluso.

E’ giunto il momento di svelare il mistero: perché scendere alla metro di Ladbroke Grove potrebbe essere una furbata? Perché scendete vicino alla zona di Portobello Green, dunque iniziate il mercato dalla zona più vintage, più autentica, e anche quella meno affollata. Potreste percorrerlo al contrario, e poi tornare via da Notting Hill Gate. Pensateci 😉

Altre info sulle location del film? Leggete qua!

Quanto mi piace Piccadilly Circus!

Lo so, lo so, è uno degli snodi più centrali, più commerciali, più banali, più fotografati, più scontati, più visti, più inutili di tutta Londra. Ma che ci posso fare? Sarà per la mia passione per la pubblicità, per gli spazi metropolitani (che a Firenze non ci sono) o per la sensazione di essere al centro del mondo del casino. A me Piccadilly Circus piace. Ed ho scattato un paio di foto clamorose! Da notare – nella prima foto – la scritta Piccadilly Circus dentro ai billboard luminosi…

Che ne dite? Do you like???

Oh my David!

Tanti anni fa, quando lavoravo come Guardiano di Sala a Palazzo Vecchio a Firenze, molti turisti sconsiderati entravano e, al termine del giro del palazzo, venivano spaesati a chiedere “Excuse me, a question: where is the statue of DAVID?”.

Non è qui, semplice. Dove hai mai letto che sta qui?

Ma come arrabbiarsi, in fondo? Di David ce n’è mille copie a giro per Firenze e per il mondo. Una a Piazzale Michelangelo, una in Piazza della Signoria. L’originale al Museo dell’Accademia. Questa per esempio è a Londra. Dove? Ve lo svelo dopo la foto…

Si trova al Victoria&Albert Museum!

http://www.vam.ac.uk/

PUF! Il primo festival componibile d’Europa è a Pistoia. Grazie al crowdfunding di Eppela.

PUF! Magie del crowdfunding.

PUF! sta per Pistoia Underground Festival ed è il primo Festival non solo in Italia, ma addirittura in Europa, che consente a chiunque di partecipare in veste di direttore artistico grazie al crowdfunding di Eppela.

 

*Come funziona?*

Ciascuno di noi può partecipare alla direzione artistica del Festival tramite una forma di finanziamento dal basso che si fa concreto e reale grazie alla piattaforma di crowdfunding Eppela. Qui, versando anche una piccolissima donazione, ogni privato cittadino potrà proporre la sua scaletta musicale, scegliendo tra 44 interessanti band del panorama indipendente italiano. Ma solo una dozzina di queste saliranno sul palco, ovvero quelle più votate dagli utenti via Eppela.

Tutto molto più semplice di quanto possa sembrare: è sufficiente collegarsi al sito www.eppela.it e nella sezione “Pro” individuare la pagina dedicata al “Puf”. Una volta registrati si può scegliere l’importo della donazione e si ha diritto ad esprimere il proprio voto per band come Bugo, Colapesce, Perturbazione, Serpenti, Soviet Soviet e molte altre. In base all’ammontare versato, si ricevono anche ricompense quali ingressi omaggio ai concerti o magliette e gadgets firmati “Puf”.
Su un binario parallelo, che avrà luogo sui social network, prenderà poi vita anche un contest per band emergenti toscane.

 

*Miglior Festival Emergente d’Italia*

Il PUF! Festival si svolgerà a Pistoia dall’8 al 23 settembre 2012. Già lo scorso anno non passò inosservato: al Festival dei Festival di Bologna vinse il premio come miglior festival emergente d’Italia. Quest’anno il duo ideatore Vincenzo Caruso – Alessio Baldi prova ad andare oltre a suon di crowdfunding.

Dai il giusto nutrimento alla cultura ed aiuta il festival a crescere. Perche’ – come appare sul sito ufficiale – chi semina idee, raccoglie Puf!
Puffa anche tu, diventa un articoltore. Che significa? guardati il VIDEO qui sotto. Ci vediamo su Eppela!

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In giro se ne parla sempre di più. Ecco altri riferimenti:

La Nazione

Cinema Errante

CineMonitor.it

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